Mingda D3 Pro: recensione

Ritorniamo a parlare di Mingda, stavolta lo facciamo però in grande e non solo per il volume di stampa di 320x320x400 mm ma anche per le sue prestazioni al top.
Mingda D3 Pro è la macchina che oggi andremo ad esaminare in ogni dettaglio.

Addentriamoci nella sua recensione.

Mingda si è ormai affermata nel mondo della stampa 3D consumer già da qualche anno, dimostrando qualità e attenzione al cliente come nessun’altra azienda in questo campo ha mai fatto.

Abbiamo già esaminato tutte le caratteristiche della Mingda MD-16 in questa recensione ma oggi andremo a sviscerare “la sorella maggiore” Mingda D3 Pro, che si rivolge ad un pubblico che ha esigenze di stampare modelli di grandi dimensioni senza investire però in costi esosi.

Ed è proprio di grandi dimensioni che parliamo, infatti la Mingda D3 Pro ha un volume di stampa davvero esagerato, 320x320x400 mm, che assicura uno spazio più che sufficiente per soddisfare tutte le esigenze di prototipazione.

Per assicurare un livellamento perfetto di un piatto così grande, questa macchina è dotata di un sensore di autolivellamento del piatto, già abilitato di default sul firmware: ciò assicura un primo layer perfetto perchè, dopo una prima calibrazione, in fase di stampa verrà adattato il GCODE a seconda della posizione sul piatto, assicurando un risultato davvero eccezionale.

A livello strutturale, parliamo di una classica stampante 3D “Prusa style”, con 2 motori stepper per l’asse Z, il piatto che si muove lungo l’asse Y e il gruppo estrusore che viaggia sull’asse X.
Così come l’MD-16, anche questa D3 Pro utilizza un sistema di tipo “direct”, ovvero il motore stepper dell’estrusore si trova esattamente al di sopra dell’hotend, permettendo così anche l’utilizzo di materiali “morbidi” come il TPU, che altrimenti non sarebbe possibile stampare sulle bowden, così come tutti gli altri materiali più comuni come il PLA, il PETG, l’ABS, il Nylon, etc…

A livello di sensori, oltre a quello di autolivellamento accennato prima, la Mingda D3 Pro ha un sensore di fine filamento che consente di mettere automaticamente in pausa la stampa nel caso in cui la bobina si esaurisca e questa è una feature importantissima perchè permette di salvare ore e ore di lavoro. Notate la pulizia con la quale il cavo di collegamento è fatto passare all’interno del frame, segno di un’ottima cura dei dettagli.

A completare il tutto c’è un display touch da 3.5″ col quale l’utente può tranquillamente interagire, attraverso dei menù semplicissimi accessibili tramite dei grossi pulsanti su schermo.

      

Unboxing, dotazione e montaggio

Una volta aperta la scatola, vi renderete subito conto della solidità della struttura, fatta interamente in profilati in alluminio di tipo “V-Slot” lungo cui scorrono le solite “rotelline” in gomma dura che fungono da cuscinetti. Notate anche la cura con cui sono state riposte le poche parti da assemblare, collocate su 2 ripiani: in alto troviamo la struttura verticale che accoglie i 2 assi Z, l’asse X e il gruppo estrusore, in basso invece c’è il piatto che scorre lungo l’asse Y e tutta la parte di elettronica racchiusa all’interno di un solido box posto nella parte inferiore.

             

Troviamo inoltre un contenitore con diversi accessori come: qualche metro di PLA, una tronchesina, una spatola, delle chiavi a brugola, un nozzle di ricambio con la sua chiave per svitarlo/avvitarlo, un lettore di schede, un piccolo tubo in PTFE, un cavo USB per la connessione al PC e una SD da 4 GB (non presente in foto perchè era già inserita dentro la macchina) che servirà per copiare i GCODE e poter così stampare i modelli.
Il montaggio è di una semplicità unica: basta unire le 2 parti principali tramite dei giunti forniti in dotazione, con le relative viti, e infine collegare il gruppo estrusore al frame tramite 3 viti e il gioco è fatto!

        

Frame e interni della stampante

Come già ribadito più volte, la struttura è solidissima, grazie a diversi rinforzi posti sulle giunture delle 2 parti principali, che impediscono all’insieme di torcersi.
Per aggiungere ancor più solidità, la Mingda D3 Pro è provvista pure di rinforzi angolari che servono soprattutto per far sì che il frame verticale sia perfettamente perpendicolare rispetto a quello orizzontale: ciò garantisce stampe perfette, soprattutto di grandi dimensioni.

Infatti, dato che con questa macchina possiamo stampare modelli alti fino a 40 cm, tutto ciò che può aiutare ad eliminare vibrazioni o scostamenti della struttura è sempre ben accetto! L’imponenza dell’insieme è tangibile subito nel momento dell’assemblaggio, che comunque impiegherà meno di 10 minuti: infatti le istruzioni sono ben spiegate all’interno di un file PDF che è contenuto nella SD fornita in dotazione.

Per quanto riguarda il piatto, di ben 320×320 mm, ha anch’esso una particolarità che lo contraddistingue dai classici piatti in vetro, infatti quello fornito è un piatto magnetico: non è necessaria lacca e neanche colla infatti il piatto, scaldandosi, sprigiona il suo potere attaccante, consentendo così di far aderire perfettamente il primo layer.
A fine stampa, basta sollevare il piatto magnetico e piegarlo leggermente: in questo modo il modello si staccherà facilmente senza l’ausilio di nessuna spatola.

 

In quanto all’elettronica, i cavi sono passati all’interno dei profilati e convergono tutti verso il box inferiore, che contiene la scheda madre, l’alimentatore da 24 Volt e il circuito del display LCD touch da 3.5″. La cura del routing è maniacale, infatti i cavi a vista sono pochissimi e il resto è celato all’interno della struttura, rendendo il tutto molto gradevole dal punto di vista estetico.
Per quanto riguarda la scheda madre, Mingda ha utilizzato l’ottimo STM32 come microcontrollore: ciò ha consentito di poter inserire, tra le altre feature, anche quella dell’autoresume in caso di mancata corrente elettrica. In caso di corrente scollegata, al riavvio sul display verrà chiesto se si vuole ripristinare la stampa ripartendo dal punto in cui è stata interrotta: è una funziona importantissima, soprattutto per stampe di lunga durata.
Sono stati scelti i TMC2208 come driver per i motori stepper, una sicurezza in quanto a precisione dei movimenti e silenziosità: durante la stampa l’unico sibilo che si sente è quello delle ventole perchè i motori stepper sono silenziosissimi.
Una nota anche per i fine corsa sugli assi X ed Y: per questi Mingda ha scelto di utilizzare dei semplicissimi pulsanti normalmente aperti, al posto dei classici microswitch, ma svolgono egregiamente il loro lavoro.

 
   

Qualità di stampa

Come in tutte le altre recensioni, ho iniziato a stampare il solito cubetto di prova, per esaminare a fondo la calibrazione del flusso, gli step per mm, la precisione dei layer, etc… Credo di non aver mai ottenuto un cubo così preciso e senza alcun difetto!
Le immagini parlano da sole:
 

Dopo ho lanciato diverse stampe di modelli dalle dimensioni piuttosto importanti e i risultati sono stati davvero superlativi! Eccovi una carrellata di foto:

    
     
     
   

Ed ecco alcuni timelapse di stampa:

 

Conclusioni

Ancora una volta, Mingda ha fatto centro con una stampante dalle dimensioni di stampa molto generose ma dal prezzo davvero competitivo, considerando che ha tutti gli optional già installati e quindi non bisogna fare alcun upgrade dopo l’acquisto.
Posso consigliare questa Mingda D3 Pro soprattutto a chi è esigente e vuole il massimo da una macchina di prototipazione che può stare tranquillamente in casa, dato che la silenziosità è uno dei suoi punti forti, oltre che una qualità e precisione di stampa davvero ragguardevoli!

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Buon acquisto!

 

10 pensieri su “Mingda D3 Pro: recensione

  1. Pingback: Mingda D2: recensione | Alfredone.com

  2. Salve, e grazie mille per la recensione!
    Ho letto che alcuni utenti hanno avuto problemi con la scheda, bruciandosi.
    Il supporto permetto solo di rispedire tutta la scheda in cina per la riparazione oppure comprare una nuova a 60$.
    Al di la del prezzo, immaginiamo che io acquisto la stampante e si brucia la scheda, dove posso trovarla? Sembrerebbe che i pezzi di ricambio per questo modello sono un po improbabili da trovare? Mi potrebbe confermare ciò? Grazie in anticipo

  3. Complimenti per la recensione. Volevo chiedere se il piatto è alimentato a 230V o dall’alimentatore interno. Le foto fanno vedere una ottima qualità di stampa ma sarebbe bello avere un paragone sulla qualità di stampa e sulla qualità della stampante con la Anycubic Mega S e la Flying Bear Ghost 5.
    Grazie

    • Grazie per i complimenti!

      Il piatto non è alimentato a 230V.

      Purtroppo non posso paragonarla nè alla Anycubic Mega S (perchè l’ho dovuta restituire in quanto in prova) nè alla Flying Bear Ghost 5 (in quanto non la posseggo).

      Saluti!

  4. Complimenti per la recensione. La sto usando, ed è la mia prima stampate 3d e, devo confessare, che sono rimasto esterefatto di quello che fa.
    Ho solo un paio di problemi (mi scuso in anticipo se non uso linguaggio tecnico, ma sono neofita in questo campo) e sono:
    – usando il PETG, lascia come delle “ragnatele” tra le varie parti degli oggetti;
    – mi è capitato che il filato esca a “scatti” ed in questo caso si senta come un tac-tac, cosa posso fare?
    Siccome sto studiando dei prodotti per oggetti ed accessori per l’arcieria, vorrei anche utilizzare la gomma, ci sono dei consigli particolari in merito a questo materiale?
    Grazie mille.

    • Ciao!

      Grazie per i complimenti!

      Per il PETG dovresti aumentare un pò la retrazione, anche se il PETG fa normalmente lo stringing (cioè le ragnatele)…

      Per quanto riguarda le stampa in TPU (gomma), il trucco sta nello stampare molto lentamente.

      Per il problema degli “scatti”, forse l’hotend potrebbe essere otturato in parte. Un consiglio spassionato è quello di sostituire ogni tanto il nozzle.

      Ciao!

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